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Domenica 1°Novembre, Ognissanti.
Per santificare il nostro amato sito di volo, Santa Raticosa, abbiamo festeggiato volando fino al tramonto!
Salendo a piedi sul Monte Canda alla mattina, questo è lo spettacolo che ci si è presentato agli occhi guardando verso la pianura: una densa e netta linea di inversione all'orizzonte, di un colore grigio, quasi viola. Al di là della spettacolarità del fenomeno. Il significato non era rincuorante ne dal punto di vista ecologico, pensando all'aria che ci respiriamo giù nella bassa, ne dal punto di vista volatorio, presagendo un promontorio di alta pressione sui nostri estradossi.
Le condizioni del primo volo d'assaggio ne sono state la conferma: chi è uscito per primo, nonostante la buona brezza frontale facesse presagire buone cose, è andato giù a picco, senza speranza di recupero (se non in macchina). Grazie alle cavie che si son sacrificate per il popolo volatore, abbiamo atteso ancora un pò e ci siamo involati quando le condizioni ci sembravano migliori. Siamo dunque riusciti a galleggiare, senza grosse pretese di quote o distanze, ma pur sempre volare è, visto e considerato il periodo dell'anno! è cosi è stato, fino a sera, c'è chi addirittura ha fatto top al Carpinaccio per ridecollare ormai nelle tenebre....chi c'era sa!
21.30. Casa. Crollo sul divano stanco morto ma molto vivo. Chiudo gli occhi. Le 4 pareti di casa e il soffitto mi circondano eppure vedo attorno a me vele colorate e un cielo blu sopra la testa. Ancora una volta mi chiedo come sia possibile che una sola ora di volo sia sufficiente a farmi sentire così. Forse sono i miei piedi ad aver bisogno di scrollarsi il peso della terra da sotto, o forse è la mia mente che pur di liberarsi dell’opprimente forza di gravità sopprime la paura di lanciarsi nel vuoto con quelle bizzarre ali sopra la testa? Ancora una volta, di ritorno da una giornata dedicata al volo mi chiedo cosa ci sia dietro a tutto ciò. Cosa spinge uno sparuto gruppetto di esseri umani a dedicare tanto tempo, macinare migliaia di chilometri, per alcune ore passate per aria? Apro gli occhi e mi rendo conto che la mia risposta è insita nella domanda stessa. In una parola in particolare: dedizione. Tutti quelli che volano lo sanno, senza nemmeno a volte rendersene conto. Difficile da spiegare a chi ci vede dall’esterno e non se ne riesce a capacitare a volte. Di solito si sente rispondere: passione, amore, droga…
Ma la risposta è ancora una volta una sola: dedizione.
Mi ricordo all’improvviso di aver letto qualcosa in proposito, forse distrattamente qualche tempo fa, e mi metto a scartabellare. Apro il penultimo numero di Cross Country ed eccolo lì, Bob Drury, anche lui evidentemente voleva dare una risposta alla mia domanda o a quella di quanti cercano di capire il nostro strano mondo.
“Una cosa necessaria per essere un pilota è la dedizione. Sia essa il lungo tempo richiesto in alcuni paesi per accumulare ore di volo solo per prendere il brevetto, siano le ore passate ad aspettare su un decollo con le vele chiuse dentro le sacche, sia l’esperienza che devi mettere insieme per poter arrivare a compiere grandi distanze in volo o imparare ad eseguire le più difficili manovre acro. Tutto ciò richiede dedizione, fiducia in te stesso e determinazione per quello che ami fare: volare. Basta dare un occhiata in giro per il mondo e vedere personaggi come Adie Kumar, riuscito a realizzare il suo sogno assieme a un gruppo di piloti, decollando dall’Himalaya e coprire in 10 giorni una distanza di 500 km, gli stessi che io (Bob Drury n.d.t) e John Silvester 10 anni fa ci hanno richiesto 6 settimane! Oppure leggere della prima discesa in speedriding del Cervino di Ueli Kestenholtz o la traversata coast to coast del Sud Africa di tre ragazzi Cechi usando solo un vericello e una scassatissima, vecchissima Mercedes.
Ogni storia ci dice dove la dedizione e la fiducia in noi stessi possa portarci.
Il volo è un labirinto di sogni che aspettano solo di essere scoperti. Non importa quanto grandi o piccoli essi siano, ciascuno di essi è un viaggio personale che ti distinguerà da tutte le altre persone. Il volo ti rende speciale.
Qualcuno di voi potrebbe dire: “io non sono un campione acro o un pilota in grado di volare in Himalaya. Non potrò mai fare le cose che leggo su Cross Country”. La mia risposta è: forse è vero, forse non potrai mai. Ma è esattamente questo il punto! Non ti serve essere un campione acro o un pilota da volo bivacco in Himalaya per realizzare i tuoi sogni.
Dedizione, dedizione e ancora dedizione. E’ l’unica cosa di cui hai bisogno!
Sogni d’oro…”
(XC Mag #124, liberamente tradotto da Marcello Corazza)
Questo concetto vale per tutte le cose che ami e in cui credi davvero, nella tua vita.
Questo lo dico io.
Testo tratto da: Icaristics, Bruce Goldsmith. XC Magazine, Issue 121, 2009
“Di recente ho seguito un corso di specializzazione sugli incidenti in aviazione dovuti ad errori umani, tenuto da Creig E. Geis, co-fondatore del California Training Institute. Geis è un tenente colonnello in pensione dell’esercito ed ex elicotterista. È anche Lo Specialista in Sicurezza dell’esercito americano in fatto di incidenti dovuti ad errori umani. Ora istruisce gli allievi dell’aviazione sia in settore privato che in operazioni militari in tutto il mondo, così come i corpi militari armati ed organizzazioni di polizia, in corsi finalizzati alla gestione delle reazioni umane in condizioni di stress psicologico estremo.
Quando gli ho descritto il problema che si viene a creare nei piloti di volo, nelle situazioni in cui si verificano seri inconvenienti, cioè il fatto che sembrino incapaci di reagire o anche solo di eseguire la più semplice azione che serva a salvargli la vita, lui mi ha guardato negli occhi e mi ha detto semplicemente: "è esattamente quello che mi aspetto! Avviene la stessa cosa in tutte le situazioni di stress. Solo poche persone sanno quanto possa essere altamente debilitante la paura"
Il fenomeno si verifica sia in piloti esperti che in neofiti. In quelli con minor esperienza uno stress eccessivo spesso avviene quando il pilota si trova in una situazione mai incontrata prima o alla quale non è stato preparato. In piloti esperti è esattamento l’opposto: un pilota con esperienza spesso sbaglia non riconoscendo una situazione potenzialmente pericolosa proprio a causa della sua tranquillità e viene dunque anch’esso colto di sorpresa . In entrambi i casi si innalza molto rapidamente il livello di stress provocato dall’aumento di ormoni coinvolti nel processo. Il risultato è quello di abbassare notevolmente la soglia di lucidità mentale.
La reazione corporea immediata allo stress è un aumento del battito cardiaco. Negli uomini primitivi questo fenomeno era da considerarsi "positivo" essendo condizione necessaria per lo sviluppo di quello stato di iper-eccitazione che induce a combattere o darsi alla fuga.
Nell’aviazione troppo di ciò può diventare "negativo":un pilota necessita di sufficiente lucidità mentale per reagire correttamente. In queste situazioni di elevato stress psicologico il nostro fisico pompa nel sangue una complessa miscela di sostanze chimiche, prima tra tutte l’adrenalina. A basse concentrazioni queste sostanze possono incrementare l’abilità cognitiva e lo stimolo alla reazione, ma al crescere dello stress il cervello subisce un sovradosaggio di queste “droghe naturali”. La lucidità mentale incomincia a diminuire. Se lo stress continua a crescere, l’inefficenza all’azione può diventare totale! Quando il nostro battito cardiaco è tra 115-145 battiti per minuto (bpm in seguito n.d.t.), si è in una condizione ottimale per le attitudini mentali. In situazioni estreme quando il battito cardiaco, sale oltre i 145 bpm, possiamo rimanere completamente bloccati dalla paura e anche eventualmente perdere alcuni dei controlli basilari = “farsela sotto” (in senso letterale non solo figurato! n.d.t.)
Non è dunque una sorpesa che i piloti si trovino incapaci di compiere anche la più semplice delle azioni, come per esempio rilasciare i freni o fare una virata, in quelle situazioni.
Le nostre abilità mentali calano all’aumentare del battito cardiaco. Durante questi momenti di iper-eccitazione il corpo produce un ormone chiamato Cortisolo. Esso aumenta la pressione circolatoria e la glicemia e ha un significativo impatto sulla lucidità mentale e sulla memoria. Il cortisolo influisce negativamente sul processo di trasferimento dell’informazione tra la memoria a breve termine e quella a lungo termine. Dal momento che la memoria a breve termine ha una capienza limitata, nelle situazioni di stress semplicemente diventa sovraccarica e ci fa sbagliare. Il cortisolo agisce quindi sul processo di memorizzazione, "danneggiando" il recupero delle informazioni memorizzate: non abbiamo perso l’informazione, semplicametente abbiamo difficoltà a recuperarla!
Ciò può avere implicazioni critiche se abbiamo bisogno di usare informazioni apprese durante situazioni di stress. Questo è esattamente il motivo per cui anche i piloti esperti possono fallire a richiamare procedure di emergenza precedentemente apprese. Le informazioni sono presenti nella memoria ma impiegano più tempo a venire richiamate, ma in situazioni estreme di solito una cosa che manca è proprio il tempo!
Nei lobi frontali giacciono i centri di controllo delle emozioni e della personalità.
Essi sono coinvolti nelle funzioni motorie, risoluzione dei problemi, spontaneità, memoria a breve termine, pensiero razionale, linguaggio, impulso, giudizio e comportamento sociale e sessuale.
Durante una situazione di stress il cortisolo sopprime l’attività in aree dei lobi frontali che controllano la memoria a breve termine: concentrazione e pensiero razionale. Ci consente di trasformarci nel leone che ci spinge a combattere o a scappare dal pericolo. Però danneggia il comportamento sociale complesso e il pensiero fine. Il risultato è che quando lo stress spinge il cuore a oltre 145 bpm perdiamo l’ablità a pensare raizionalmente e sopra 175 bpm i lobi frontali smettono di funzionare e il pensiero razionale si converte in "combattere o darsi alla fuga".
Da sottolinare che il livello del battito cardiaco è solo un indicatore del livello di ormoni da stress nel sangue. Aumentando il battito con l’esercizio fisico non li produce. Insomma: c’è bisogno della paura!
Ma se la paura può immobilizzarci, cosa possiamo fare per evitare che questo avvenga?"
La risposta nella prossima puntata..